noviembre 12, 2019

«La tipografia è uno strumento di comunicazione. Deve essere una comunicazione chiara nella forma più persuasiva». La «Neue Typographie» di László Moholy-Nagy protagonista di una mostra e di un catalogo


Simone Sbarbati
Frizzifrizzi
(@simonesbarbati, @frizzifrizzi)



Fotografo, cineasta, pittore, scultore, pubblicitario, designer, tipografo: l’ungherese László Moholy-Nagy fu una delle figure chiave della prima metà del ‘900 nei molti campi delle arti visive e della progettazione in cui si cimentò, nella teoria come nella sperimentazione e nella pratica.

In ambito tipografico viene ricordato soprattutto per un articolo — all’epoca seminale — e per una mostra. O meglio, un pezzo di mostra.

L’articolo, intitolato «Die neue Typographie», lo scrisse nel 1923 per il catalogo della prima grande esposizione della scuola in cui insegnava, la leggendaria Bauhaus. Nel testo uscì fuori per la prima volta il concetto di Nuova Tipografia — che poi venne ampliato e reso celebre qualche anno più tardi da Jan Tschichold — e incominciava così: «La tipografia è uno strumento di comunicazione. Deve essere una comunicazione chiara nella forma più persuasiva».

La mostra, invece, risale al 1929, quando il Ring Neue Werbegestalter (Circolo dei Nuovi Grafici Pubblicitari) — un gruppo di progettisti grafici d’avanguardia fondato dal grande Kurt Schwitters — organizzò a Berlino un’esposizione dedicata appunto alla Nuova Tipografia e chiese a Moholy-Nagy di curare una stanza dedicata al futuro della tipografia.

[...]

Il libro, che si può acquistare anche su Amazon, è a cura di Petra Eisele, Isabel Naegele e Michael Lailach mentre i testi sono stati scritti da designer e critici contemporanei — tra cui due nomi che appaiono spesso qui su Frizzifrizzi: Steven Heller e Erik Spiekermann.


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